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“Come garantire livelli di occupazione e livelli alti della vita e contemporaneamente cambiare le abitudini delle persone rispetto alle necessità di un pianeta che rischia di saltare se non riduciamo, per esempio, i gas malteranti?”, si è chiesto Stefano Bonaccini, Presidente del CCRE/CEMR e dell’Emilia Romagna, intervenendo a San Francisco nel corso del Global Climate Action Summit (GCAS), che si sta svolgendo a San Francisco, in California, e che sta vedendo la partecipazione di leader internazionali e locali di Stati, regioni, città e imprese, insieme a leader dei governi nazionali, scienziati, studenti, organizzazioni non profit. Bonaccini ha portato come esempio la Regione che egli governa, che “è in Italia la prima per crescita e vanta 58 miliardi di euro di export, oltre ad esercitare grande attrattività turistica ed avere la seconda aspettativa di vita dopo il Giappone ed un tasso di disoccupazione del 6%, ma è anche uno dei posti più inquinati al mondo: nell’area geografica della Pianura Padana ci abita più di un terzo della popolazione italiana e dove si produce più della metà della ricchezza italiana. Quindi in questa area sono presenti milioni di imprese e le infrastrutture principali italiane e per tanti aspetti europee”. Vi è un problema per chi governa, ha sottolineato Bonaccini: “ritengo non vi sia sufficiente sostegno da parte delle associazioni ambientaliste: è sempre poco quello che provi a fare anche quando cerchi strade concrete, per la prima volta nel dopoguerra”. In Emilia abbiamo deciso negli ultimi due anni, ha proseguito il Presidente “di fare una legge urbanistica che prevede consumo di suolo ‘a saldo zero’ ed investire: sul trasporto pubblico locale dando premi ai pendolari; sull’elettrico; sull’economia circolare. Per fare in modo che cambino le abitudini e che si percepisca una reale diminuzione dell’inquinamento c’è tuttavia bisogno di tempo”. Il Presidente del CCRE/CEMR ha quindi indicato una via che può essere strategica nella metodologia: “per la prima volta le regioni della pianura padana, governate da coalizioni politiche diverse tra di loro, lo scorso anno, al G7 ambiente, hanno sottoscritto un accordo per il quale le misure sul clima ed ambiente saranno prese insieme perché lo smog non conosce né il colore politico né il confine geografico”. Il CCRE/CEMR ha sempre cercato di far risaltare il ruolo di primo piano degli enti locali e regionali perché se è vero che i governi nazionali sono decisivi per cambiare le politiche ambientali (basti ricordare COP21 o gli accordi di Parigi), è altrettanto vero che senza i comuni, le città ed i territori le politiche non potrebbero essere attuate. Questo lo riconosce anche l’ONU. “Penso inoltre, ha continuato Bonaccini, “che dobbiamo riuscire a cambiare la cultura dei comportamenti individuali: ci stiamo riuscendo sulla raccolta differenziata, che si insegna nelle scuole in quasi tutta Europa: grazie a questo ora sono proprio i ragazzi che insegnano ai genitori ed ai nonni come farla. Basterebbe inoltre spostare quote minime di cittadini dal mezzo privato a quello pubblico o ridurre di 1/2 gradi il riscaldamento nelle proprie abitazioni per ottenere miglioramenti ambientali molto importanti”. In questo quadro, è quindi importante, come sta maturando in questi giorni a San Francisco, “una alleanza tra amministratori locali che credono in queste politiche e associazioni ed ONG che si battono per l’ambiente per sostenere, tra l’altro, quei governi nazionali che stanno cercando di cambiare politica”. Il tema dell’ambiente è sì trasversale e riguarda l’intero pianeta ma ogni area ha le sue specificità: “stiamo cercando come CCRE/CEMR di tessere reti mondiali di collaborazione tra enti locali: lo abbiamo fatto ad Abidjan lo scorso anno firmando un patto di collaborazione tra città dell’Europa e dell’Africa ma sappiamo che se non c’è sviluppo e benessere è difficile parlare di ambiente”. E’ importante altresì “la Under 2 coalition per dare seguito a questo incontro californiano in tutti i continenti ed in tutti territori. “Il tempo che ci rimane non è molto ed i presupposti in Europa non sono positivi, ha denunciato il Presidente: l’Unione europea sta rischiando di tornare ad una dimensione nazionale e chiusa, rischiando, tra l’altro, di non avere la forza per investimenti robusti che aiutino città, comuni e regioni: l’Unione dovrebbe collocare la sostenibilità come prima voce di investimento”. Il piano quinquennale del confermato Presidente cinese Xi Jinping, ha portato ad esempio Bonaccini, “prevede massicci investimenti a favore dell’ambiente che, se realizzati, vedrà la Cina diventare nell’arco di 5/10 anni una delle aree più virtuose. Il CCRE/CEMR cerca di favorire questa politica anche nell’UE ed anche extra UE, ma serve una dimensione comune tra i diversi livelli istituzionali per mettere al centro il tema della qualità ambientale e della sostenibilità”. I cambiamenti climatici stanno dando problemi drammatici sia in termini di perdita di vite umane sia a livello di devastante costo economico e sociale. “Occorre uno scatto di reni, ha esortato il Presidente del CCRE/CEMR: “oltre alle predette azioni (cura del suolo, rigenerazione urbana, investimenti per ridurre l’inquinamento nelle industrie e nelle abitazioni, riduzione dell’ uso delle auto) dobbiamo investire molto sulle tecnologie e sulla digitalizzazione”. Causa la Brexit, “l’Unione europea ha spostato a Bologna il centro meteo europeo, a fianco del quale faremo nascere una fondazione sullo studio dei big data che potrebbe diventare la prima in Europa e tra prime 6/7 nel mondo”.
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