SDG
17 – Rafforzare i mezzi di attuazione degli obiettivi e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

Il successo dell’attuazione dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dipende da un quadro di finanziamento globale che va al di là degli impegni ufficiali di assistenza allo sviluppo. Accanto a finanziamenti pubblici e privati, la sfera politica dovrebbe assicurare un maggiore contributo al raggiungimento degli obiettivi in questione. Nel mese di luglio 2015, la comunità internazionale ha predisposto un nuovo quadro per il finanziamento e l’attuazione dello sviluppo sostenibile – la Action Agenda Addis Ababa (http://www.un.org/esa/ffd/ffd3/press-release/countries-reach-historic-agreement.html) L’Obiettivo 17 invita i paesi sviluppati a rinnovare il loro impegno di destinare lo 0,7% del reddito lordo nazionale all’aiuto pubblico allo sviluppo.

Ha lo scopo di garantire una maggiore mobilitazione delle risorse interne per ridurre la dipendenza dal sostegno straniero, così come una maggiore collaborazione internazionale nel campo delle scienze, tecnologia e innovazione, e la promozione di un sistema commerciale multilaterale equo. L’Obiettivo 17 sostiene anche il miglioramento della stabilità macroeconomica e la coerenza delle politiche nell’interesse di uno sviluppo sostenibile.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 17 NEL 2017

Nonostante alcuni sviluppi positivi, occorre un impegno più forte sul fronte del partenariato e della cooperazione per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tale sforzo richiederà politiche coerenti, un ambiente favorevole per lo sviluppo sostenibile a tutti i livelli e con tutti gli attori, nonché una partenariato globale per lo sviluppo sostenibile rinnovato.

Finanza

· Nel 2016, l’APS netto dai Paesi membri del Comitato di aiuto allo sviluppo dell’OCSE è aumentato dell’8,9%, raggiungendo in termini reali la cifra record di 142,6 miliardi di dollari. In rapporto al reddito nazionale lordo dei Paesi membri, l’APS rappresenta la percentuale di 0,32%, in aumento rispetto allo 0,30% del 2000. Questo aumento è costituito dagli aiuti destinati all’assistenza ai rifugiati nei Paesi donatori. Tuttavia, anche escludendo i costi legati all’assistenza dei rifugiati, gli aiuti sono aumentati del 7,1%. Nel 2016 la Germania si è unita ad altri cinque Paesi (Danimarca, Lussemburgo, Norvegia, Svezia e Regno Unito) per raggiungere il traguardo fissato dalle Nazioni Unite di mantenere l’APS a un livello pari o superiore allo 0,7% del reddito nazionale lordo.

· Le rimesse inviate dai migranti internazionali verso i loro Paesi di origine sottoforma di trasferimenti personali e rimborsi dei lavoratori hanno un impatto profondo sulle famiglie, sulle comunità e sui Paesi di queste persone. Secondo le ultime stime, nel 2016, le rimesse internazionali sono arrivate a 575 miliardi di dollari complessivi, di cui il 75% (429 miliardi di dollari) a Paesi in via di sviluppo.

Tecnologie dell’informazione della comunicazione

· I servizi a banda larga restano in grande misura a prezzi inaccessibili e non disponibili in ampi segmenti del mondo in via di sviluppo. Nel 2016, la penetrazione della banda larga ha raggiunto il 30% nelle regioni sviluppate, ma solo l’8,2% e lo 0,8% rispettivamente nelle regioni in via di sviluppo e nei Paesi meno sviluppati. Nelle regioni sviluppate, circa l’80% della popolazione è online, rispetto al 40% nelle regioni in via di sviluppo e al 15% nei Paesi meno sviluppati. Nel 2016, il tasso globale di penetrazione di Internet era del 12% inferiore tra le donne rispetto agli uomini. Il divario di genere rimane ancora maggiore nei Paesi meno sviluppati, attestandosi al 31%.

Costruzione di capacità

· L’APS totale per la costruzione di capacità e la pianificazione nazionale è rimasta stabile a 21 miliardi di dollari nel 2015. Tale cifra rappresentava il 19% degli aiuti totali erogabili per settore, percentuale rimasta stabile dal 2010. Rispetto al totale, l’Africa subsahariana ha ricevuto 5,6 miliardi di dollari e l’Asia meridionale e centrale ha ricevuto 4,2 miliardi di dollari. I maggiori beneficiari degli aiuti sono stati i settori dell’amministrazione pubblica, dell’ambiente e dell’energia, che insieme hanno ricevuto un totale di 8,2 miliardi di dollari.

Commercio

· Durante gli ultimi 15 anni, le regioni in via di sviluppo hanno rappresentato una quota crescente del commercio internazionale, con esportazioni delle loro merci in aumento dal 31,1% nel 2001 al 44,6% nel 2015. Inoltre, le regioni in via di sviluppo hanno in generale mantenuto un avanzo commerciale rispetto al resto del mondo. Per i Paesi meno sviluppati tuttavia, la percentuale di esportazione dei prodotti verso il resto del mondo è calata dall’1,1 % allo 0,9% dal 2011 al 2015. Tale variazione è dovuta soprattutto al calo del prezzo delle commodity.

· Nel 2015 le tariffe medie applicate dai Paesi sviluppati sulle importazioni provenienti dai Paesi meno sviluppati sono rimaste invariate: 0,9% per i prodotti agricoli, 6,5% per l’abbigliamento e 3,2% per il settore tessile. Nel 2015 anche le tariffe medie applicate dai Paesi sviluppati sulle importazioni provenienti dai Paesi in via di sviluppo sono rimaste praticamente inalterate.

Questioni sistemiche

· Nel 2016, 125 Paesi hanno avviato un’attività di monitoraggio per Paese sull’efficacia dello sviluppo, a testimonianza del loro impegno a potenziare l’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile e dei partenariati multilaterali. 54 di questi Paesi hanno dichiarato di aver compiuto un progresso generalizzato verso tali obiettivi. I quadri di riferimento dei singoli Paesi sono stati utilizzati per definire l’83% dei nuovi interventi finanziati da Paesi donatori nel 2016.

Dati, monitoraggio e responsabilità

· Oltre la metà dei Paesi o delle aree (81 su 154 Paesi) con dati disponibili nel 2016 stavano attuando piani statistici nazionali.

· Tuttavia, solo 37 su 83 Paesi o aree con dati disponibili avevano legislazioni statistiche nazionali in vigore in conformità con tutti i 10 Principi fondamentali della statistica ufficiale.

· Nel 2014, i Paesi in via di sviluppo hanno ricevuto 338 milioni di dollari in sostegno finanziario per le statistiche. Mentre tale cifra rappresentava un aumento di quasi 2,9% rispetto al 2010, rappresentava solo lo 0,18% dell’APS totale. Al fine di rispettare i requisiti in materia di dati previsti dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile, i Paesi in via di sviluppo avranno bisogno di circa 1 miliardo di dollari all’anno per il sostegno statistico da fonti nazionali e dai donatori.

· La popolazione e il censimento dei cittadini sono una fonte primaria di dati disaggregati necessari per formulare, adottare e monitorare politiche e programmi per lo sviluppo. Durante il periodo decennale dal 2007 al 2016, 89% dei Paesi o delle aree del mondo hanno condotto almeno un censimento della popolazione, mentre 25 Paesi o aree non disponevano di tale fonte essenziale di dati.

· Durante il periodo dal 2010 al 2015, oltre la metà (56%) dei Paesi o delle aree del mondo (138 su 246 Paesi) disponevano di dati sulla registrazione delle nascite completi almeno al 90%. In Africa subsahariana solo 8 Paesi su 53 avevano quel livello di copertura. Nello stesso periodo, 144 Paesi o aree, ossia il 59%, avevano dati di registrazione dei decessi completi per almeno il 75%. In Africa subsahariana solo 9 Paesi su 53 hanno raggiunto tale parametro, compresi i Paesi con sistemi di registrazione civile, di nascite e decessi.

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

Finanza

17.1 Rafforzare la mobilitazione delle risorse interne, anche attraverso il sostegno internazionale ai Paesi in via di sviluppo, per migliorare la capacità interna di riscossione di imposte e altre forme di entrate

17.2 I Paesi sviluppati adempiano pienamente ai loro obblighi di aiuto pubblico allo sviluppo, compreso l’impegno assunto da parte di molti Paesi sviluppati di raggiungere l’obiettivo dello 0,7% di APS/RNL per i Paesi in via di sviluppo e da 0,15 a 0,20% di APS/RNL per i Paesi meno sviluppati. I donatori di APS sono incoraggiati a prendere in considerazione la possibilità di fissare l’obiettivo di fornire almeno 0,20% di APS/RNL per i Paesi meno sviluppati

17.3 Mobilitare ulteriori risorse finanziarie per i Paesi in via di sviluppo da più fonti

17.4 Aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere la sostenibilità del debito a lungo termine attraverso politiche coordinate volte a favorire il finanziamento del debito, la riduzione del debito e la ristrutturazione del debito, a seconda delle circostanze, e affrontare il debito estero dei Paesi poveri fortemente indebitati in modo da ridurre le difficoltà legate al debito

17.5 Adottare e applicare regimi di promozione degli investimenti a favore dei Paesi meno sviluppati

Tecnologie dell’informazione della comunicazione

17.6 Migliorare la cooperazione nord-sud, sud-sud e triangolare in ambito regionale e internazionale per l’accesso alla scienza, alla tecnologia e all’innovazione e migliorare la condivisione delle conoscenze sulle condizioni reciprocamente concordate, anche attraverso un maggiore coordinamento tra i meccanismi esistenti, in particolare a livello delle Nazioni Unite e attraverso un meccanismo di facilitazione globale per la tecnologia

17.7 Promuovere lo sviluppo, il trasferimento, la disseminazione e la diffusione di tecnologie ecocompatibili nei Paesi in via di sviluppo a condizioni favorevoli, anche a condizioni agevolate e preferenziali, come reciprocamente concordato

17.8 Rendere la banca della tecnologia e i meccanismi di sviluppo delle capacità scientifiche, tecnologiche e di innovazione completamente operativi per i Paesi meno sviluppati entro il 2017, e migliorare l’uso delle tecnologie abilitanti, in particolare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione

Costruzione di capacità

17.9 Rafforzare il sostegno internazionale per l’attuazione di un sistema di costruzione delle capacità efficace e mirato nei Paesi in via di sviluppo per sostenere i piani nazionali di attuazione di tutti gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, anche attraverso la cooperazione nord-sud, sud-sud e triangolare

Commercio

17.10 Promuovere un sistema commerciale multilaterale universale, regolamentato, aperto, non discriminatorio ed equo nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, anche attraverso la conclusione dei negoziati dell’agenda di Doha per lo sviluppo

17.11 Aumentare in modo significativo le esportazioni dei Paesi in via di sviluppo, in particolare al fine di raddoppiare la quota delle esportazioni mondiali dei Paesi meno sviluppati entro il 2020

17.12 Realizzare una tempestiva attuazione di un mercato senza dazi e l’accesso al mercato senza contingenti di importazione su base duratura per tutti i Paesi meno sviluppati, in linea con le decisioni dell’Organizzazione mondiale del commercio, anche assicurando che le regole di origine preferenziale applicabili alle importazioni dai Paesi meno sviluppati siano trasparenti e semplici, e contribuire a facilitare l’accesso al mercato

Questioni sistemiche

Coerenza delle politiche e istituzionale

17.13 Migliorare la stabilità macro-economica globale, anche attraverso il coordinamento e la coerenza delle politiche

17.14 Migliorare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile

17.15 Rispettare lo spazio politico e la leadership di ciascun Paese per stabilire e attuare politiche per l’eliminazione della povertà e per lo sviluppo sostenibile

Partenariati multilaterali

17.16 Migliorare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile, integrato da partenariati multilaterali che mobilitino e condividano le conoscenze, le competenze, le tecnologie e le risorse finanziarie, per contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile in tutti i Paesi, in particolare i Paesi in via di sviluppo

17.17 Incoraggiare e promuovere partenariati efficaci tra soggetti pubblici, pubblico-privati e nella società civile, sulla base dell’esperienza e delle strategie di accumulazione di risorse dei partenariati

Dati, monitoraggio e responsabilità

17.18 Entro il 2020, aumentare il sostegno alla costruzione di capacità per i Paesi in via di sviluppo, anche per i Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo, per aumentare in modo significativo la disponibilità di dati di alta qualità, tempestivi e affidabili disaggregati in base a reddito, sesso, età, razza, etnia, status migratorio, disabilità, posizione geografica e altre caratteristiche rilevanti in contesti nazionali

17.19 Entro il 2030, costruire, sulle base iniziative esistenti, sistemi di misurazione dell’avanzamento verso lo sviluppo sostenibile che siano complementari alla misurazione del prodotto interno lordo e sostenere la costruzione di capacità statistiche nei Paesi in via di sviluppo

INDICATORI

17.2.1 Aiuto pubblico allo sviluppo netto totale e verso i Paesi meno sviluppati, in rapporto al reddito nazionale lordo (RNL) dei donatori del Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)

17.3.1 Investimenti diretti esteri, aiuto pubblico allo sviluppo e cooperazione sud-sud in rapporto al bilancio nazionale totale

17.3.2 Volume delle rimesse in dollari americani in rapporto al PIL totale

17.4.1 Servizio del debito in rapporto alle esportazioni di beni e servizi

17.5.1 Numero di Paesi che adottano e attuano regimi di investimento e promozione per i Paesi meno sviluppati

17.6.1 Numero di accordi e programmi di cooperazione scientifica e/o tecnologica tra Paesi, per tipo di cooperazione

17.6.2 Abbonamenti alla banda larga Internet ogni 100 abitanti, per velocità

17.7.1 Ammontare totale di fondi per i Paesi in via di sviluppo per la promozione dello sviluppo, il trasferimento, la disseminazione e la diffusione di tecnologie ecocompatibili

17.8.1 Percentuale di persone che utilizzano Internet

17. 9.1 Valore in dollari dell’assistenza finanziaria e tecnica (anche attraverso cooperazione nord-sud, sud-sud e triangolare) per i Paesi in via di sviluppo

17.1.1 Entrate totali del governo in rapporto al PIL, per fonte

17.1.2 Percentuale di bilancio nazionale sovvenzionato da tasse nazionali

17. 10.1 Media ponderata della tariffe a livello mondiale

17. 11.1 Percentuale di esportazioni globali dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi meno sviluppati

17.12.1 Tariffe medie pagate dai Paesi in via di sviluppo, dai Paesi meno sviluppati e dai piccoli Stati insulari in via di sviluppo

17.13.1 Quadro macroeconomico

17.14.1 Numero di Paesi con meccanismi in atto volti a migliorare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile

17.15.1 Utilizzo dei risultati dei quadri di riferimento e degli strumenti di pianificazione dei Paesi da parte dei fornitori di cooperazione allo sviluppo

17.16.1 Numero di Paesi che producono relazioni sull’avanzamento dei quadri di monitoraggio dell’efficacia dello sviluppo multilaterale a sostegno del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile

17.17.1 Ammontare in dollari americani stanziato per il partenariati pubblico-privati e con la società civile

17.18.1 Percentuale di indicatori dello sviluppo sostenibile prodotti a livello nazionale con disaggregazione totale quando rilevante per il traguardo, in conformità con i Principi fondamentali della statistica ufficiale

17.18.2 Numero di Paesi con legislazioni statistiche nazionali conformi con i principi fondamentali della statistica ufficiale

17.18.3 Numero di Paesi con programmi statistici nazionali totalmente finanziati e in attuazione, per fonte di finanziamento

17.19.1 Valore in dollari di tutte le risorse stanziate per rafforzare la capacità statistica nei Paesi in via di sviluppo

17.19.2 Percentuale di Paesi che (a) hanno condotto almeno un censimento della popolazione negli ultimi 10 anni e (b) hanno raggiunto il traguardo della registrazione del 100% delle nascite e dell’80% dei decessi
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SDG
16 – Pace, giustizia e istituzioni forti

E’ evidente che senza una comunità pacifica e inclusiva e una governance efficace, lo sviluppo non può essere sostenibile. Ad esempio, i paesi colpiti da conflitti sono i più lontani dal raggiungimento degli SDG, mentre in molti altri paesi il ristabilimento delle istituzioni di pace e responsabili ha contribuito notevolmente al raggiungimento degli SDG. L’Obiettivo 16 entro il 2030 mira pertanto a promuovere società pacifiche e inclusive.

Come tale, essa sostiene di ridurre ogni forma di violenza, comprese la tortura e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata. Inoltre, obiettivo 16 prevede di ridurre in modo significativo corruzione e concussione, così come flussi finanziari illeciti e di armi. Per garantire che le società siano pacifiche e inclusive, L’Obiettivo 16 ha anche lo scopo di promuovere le istituzioni inclusive e lo stato di diritto, e di garantire la parità di accesso alla giustizia.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 16 NEL 2017

Negli ultimi anni è stato registrato un incremento di conflitti violenti, mentre gli omicidi sono lentamente diminuiti e aumenta il numero dei cittadini in tutto il mondo che ha un migliore accesso alla giustizia. Alcuni conflitti armati ad alta intensità stanno provocando un elevato numero di feriti tra i civili. I progressi nella promozione di pace e giustizia, uniti a istituzioni efficaci, affidabili e inclusivi, rimangono disequamente distribuiti tra e all’interno le regioni.

· Nel 2015, il numero delle vittime di omicidi intenzionali è stato di 5,2 persone e 6,7 persone ogni 100.000 abitanti in tutto il mondo. Mentre il tasso di omicidi è calato negli ultimi 10 anni, gli abitanti di alcuni Paesi in America Latina, Africa subsahariana e Asia hanno un rischio maggiore di essere vittime di un omicidio intenzionale.

· Persistono varie forme di violenza a danno dei bambini, tra cui la disciplina basata sulla punizione corporale e l’aggressione psicologica. In 76 Paesi (soprattutto tra i Paesi in via di sviluppo) con dati disponibili tra il 2005 e 2016, circa 8 bambini su 10 da 1 a 14 anni erano regolarmente vittime di una qualche forma di aggressione psicologica e/o punizione corporale.

· Sono stati fatti molti progressi nell’identificazione delle vittime del traffico di esseri umani, come emerge dall’aumento del numero di vittime identificate negli ultimi 10 anni. Nel 2014, a livello mondiale, il numero di vittime del traffico identificato è stato più elevato tra le donne e le ragazze rispetto agli uomini e ai ragazzi. Tuttavia, la percentuale di donne e ragazze è lentamente calato, passando dall’84% nel 2004 al 71% nel 2014. Mentre la percentuale di vittime di tratta per sfruttamento sessuale è calato, la percentuale di individui vittime di traffico per lavoro forzato è aumentata. Nel 2014 i bambini rappresentavano circa il 28% di tutte le vittime di tratta identificate, con le bambine molto più numerose rispetto ai bambini (rispettivamente 20% e 8% del totale).

· La violenza sessuale è probabilmente la violazione dei diritti dei bambini più grave. Le denunce non fatte e la carenza di dati comparabili impedisce la piena comprensione della reale portata del problema. In 35 Paesi a basso e medio reddito con dati disponibili, la percentuale di donne tra i 18 e i 29 anni che hanno subito una violenza sessuale per la prima volta prima del compimento del diciottesimo anno di età oscillava dallo 0 al 16%.

· Le percentuali di detenzione prima del processo suggeriscono che i progressi rispetto all’applicazione dello stato di diritto e all’accesso alla giustizia sono lenti. A livello globale, la percentuale di persone tenute in stato di fermo senza una sentenza emessa per un reato rimane quasi inalterata (dal 32% di detenuti totali nel 2003-2005 al 31% nel 2013 2015). Tali dati indicano che non sono stati fatti grandi progressi nella capacità dei sistemi giuridici di celebrare processi in maniera equa e trasparente.

· Norme e procedure opache, complesse e inefficaci creano le condizioni ideali per la corruzione di funzionari pubblici e il ricorso a tangenti o pagamenti non registrati. Nel 2015, oltre il 18% delle aziende in tutto il mondo ha dichiarato di aver ricevuto almeno una richiesta di pagamento di tangenti. La percentuale di aziende in Paesi a basso e medio reddito rappresentava il 25%, rispetto al 4% nei Paesi ad alto reddito.

· Per offrire una buona base per lo sviluppo, i bilanci previsionali dei governi dovrebbero essere completi, trasparenti e realistici. Mentre la spesa in quasi 2 su 3 Paesi non superava il 10% rispetto al bilancio previsionale nazionale originale, in più di 1 Paese su 7 lo scarto era di almeno il 15%. Tuttavia, l’affidabilità del bilancio previsionale è migliorata nel tempo, con quasi 8 Paesi su 10 in Asia meridionale e orientale e nel Pacifico che mostrano segni di miglioramento.

· La registrazione delle nascite è un primo passo per la tutela dei diritti individuali e l’accesso alla giustizia e ai servizi sociali per tutti. Mentre molte regioni hanno raggiunto un livello di registrazione delle nascite universale o quasi universale, a livello globale la media è di appena il 71%, sulla base dei dati disponibili dei Paesi tra il 2010 e il 2016. In Africa subsahariana, meno della metà (46%) di tutti i bambini sotto i 5 anni sono stati registrati alla nascita.

· Le leggi che sanciscono la libertà di informazione sono aumentate a ritmo costante, ma l’attuazione lenta o inefficace di tali leggi rimane un ostacolo. Più di 110 Paesi hanno adottato leggi o politiche per la libertà di informazione. Tuttavia, dalla valutazione degli esperti, emerge che 47 di questi Paesi non hanno disposizioni legislative chiare per le eccezioni a tale diritto, mentre altri 47 Paesi non hanno disposizioni sufficienti per l’istruzione pubblica.

· Le istituzioni indipendenti nazionali per i diritti umani svolgono un ruolo importante nel garantire che gli Stati tengano fede ai loro impegni in materia di diritti umani e che nessuno rimanga indietro. Alla fine del 2016, il 37% dei Paesi disponevano di un’istituzione nazionale responsabile dei diritti umani in conformità con i parametri stabiliti a livello internazionale (Principi di Parigi), mentre il 57% dei Paesi era stato sottoposto a un controllo di conformità da parte dei pari.

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

16.1 Ridurre drasticamente dappertutto tutte le forme di violenza e i tassi di mortalità corrispondenti

16.2 Eliminare l’abuso, lo sfruttamento, il traffico e tutte le forme di violenza e tortura contro i bambini

16.3 Promuovere lo stato di diritto a livello nazionale e internazionale e garantire un equo accesso alla giustizia per tutti

16.4 Entro il 2030, ridurre in modo significativo i flussi finanziari illeciti e di armi, rafforzare il recupero e la restituzione dei beni rubati e combattere tutte le forme di criminalità organizzata

16.5 Ridurre in maniera significativa la corruzione e la concussione in tutte le loro forme

16.6 Sviluppare istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti a tutti i livelli

16.7 Assicurare un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli

16.8 Allargare e rafforzare la partecipazione dei Paesi in via di sviluppo nelle istituzioni della governance globale

16.9 Entro il 2030, fornire un’identità giuridica a tutti, a cominciare dalla registrazione delle nascite

16.10 Garantire l’accesso pubblico alle informazioni e proteggere le libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e con gli accordi internazionali

16.A Rafforzare le istituzioni nazionali, anche attraverso la cooperazione internazionale, per costruire maggiore capacità a tutti i livelli, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, per prevenire la violenza e combattere il terrorismo e la criminalità

16.B Promuovere e applicare leggi e politiche non discriminatorie per lo sviluppo sostenibile

INDICATORI

16.1.1 Numero di vittime di omicidio intenzionale ogni 100.000 abitanti, per sesso ed età

16.1.2 Decessi causati da conflitti ogni 100.000 abitanti, per sesso, età e causa

16.1.3 Percentuale della popolazione vittima di violenza fisica, psicologica e sessuale nei 12 mesi precedenti

16.1.4 Percentuale di persone che si sentono sicure a camminare da sole nella zona in cui vivono

16.2.1 Percentuale di bambini di età 1-17 anni che hanno subito punizioni corporali e/o aggressioni psicologiche da responsabili della loro educazione nell’ultimo mese

16.2.2 Numero di vittime del traffico di esseri umani ogni 100.000 abitanti, per sesso, età e forma di sfruttamento

16.2.3 Percentuale di giovani donne e uomini di età 18-29 anni che hanno subito violenza sessuale prima dei 18 anni

16.3.1 Percentuale di vittime di violenza nei 12 mesi precedenti che hanno denunciato l’aggressione alle autorità competenti o ad altri enti ufficialmente riconosciuti nei meccanismi di risoluzione dei conflitti

16.3.2 Detenuti senza condanna in rapporto alla popolazione carceraria totale

16.4.1 Valore totale dei flussi finanziari illeciti in entrata e in uscita (in dollari)

16.4.2 Percentuale di armi leggere di piccole dimensioni sequestrate che sono registrate e tracciate, in base agli standard internazionali e agli strumenti legislativi

16.5.1 Percentuale di persone che hanno avuto almeno un contatto con un funzionario pubblico e che hanno pagato una tangente a un funzionario pubblico o che hanno ricevuto la richiesta di pagamento di una tangente da un funzionario pubblico nei 12 mesi precedenti

16.5.2 Percentuale di aziende che hanno avuto almeno un contatto con un funzionario pubblico e che hanno pagato una tangente a un funzionario pubblico o che hanno ricevuto la richiesta di pagamento di una tangente da un funzionario pubblico nei 12 mesi precedenti

16.6.1 Spese primarie del governo in rapporto al bilancio previsionale approvato originariamente, per settore (o per voce di bilancio o simili)

16.6.2 Percentuale di cittadini soddisfatti della loro ultima esperienza con i servizi pubblici

16.7.1 Percentuali di posizioni (per sesso, età, persone con disabilità e fascia di popolazione) negli enti pubblici (legislativi nazionali e locali, servizi pubblici e giudiziari) rispetto alle ripartizioni nazionali

16.7.2 Percentuale di popolazione che crede che il processo decisionale sia inclusivo e puntuale, per età, sesso, disabilità e fascia di popolazione

16.8.1 Percentuale di membri e diritti di voto dei Paesi in via di sviluppo presso le organizzazioni internazionali

16.9.1 Percentuale di bambini sotto i 5 anni la cui nascita è stata registrata presso una autorità civile, per età

16.10.1 Numero di casi accertati di omicidio, rapimento, sparizione forzata, detenzione arbitraria e tortura di giornalisti, personale dei mezzi di comunicazione, sindacalisti e difensori dei diritti umani nei 12 mesi precedenti

16.10.2 Numero di Paesi che adottano e attuano garanzie costituzionali, statutarie e/o politiche per l’accesso pubblico alle informazioni

16.A.1 Esistenza di istituzioni indipendenti nazionali responsabili dei diritti umani in conformità con i Principi di Parigi

16.B.1 Percentuale di cittadini che hanno dichiarato di essersi sentiti personalmente vittime di discriminazioni o molestie nei 12 mesi precedenti sulla base di un motivo di discriminazione vietato dalle legislazioni internazionali sui diritti umani
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SDG
15 – Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre

La conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità sono di vitale importanza per lo sviluppo sociale ed economico, nonché per la sopravvivenza dell’umanità. Tuttavia, vi è un evidente e continuo declino della biodiversità con una perdita della superficie forestale che minaccia la prosperità umana, con un impoverimento delle popolazioni rurali povere – comprese le comunità indigene e locali – particolarmente colpite. Biodiversità e foreste contribuiscono alla riduzione della povertà e sono alla base della sicurezza alimentare e della salute umana, poiché assicurano aria pulita e acqua, assorbendo le emissioni di CO2 oltreché lo sviluppo ambientale.

L’obiettivo 15 è finalizzato alla conservazione, restauro e uso sostenibile degli ecosistemi, con l’obiettivo di fermare la deforestazione, assicurare il ripristino delle foreste degradate e sostanzialmente aumentare il rimboschimento entro il 2020. Inoltre, partecipa alla lotta alla desertificazione entro il 2030 e al ripristino dei terreni interessati dalla desertificazione, siccità e inondazioni. Per proteggere la biodiversità, l’obiettivo 15 chiede misure urgenti per porre fine bracconaggio e il traffico di specie animali e vegetali protette.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 15 NEL 2017

Il progresso nella tutela e nell’utilizzo sostenibile delle specie del pianeta Terra e degli ecosistemi non è omogeneo. Il ritmo di perdita di foresta è rallentato e continuano a registrarsi miglioramenti nella gestione sostenibile delle foreste e nella protezione di aree importanti per la biodiversità. Tuttavia, tendenze di calo della produttività del suolo, perdita di biodiversità, bracconaggio e traffico illecito di specie protette rimangono un problema molto critico.

· La perdita netta di foresta continua a rallentare e lo stock di biomassa forestale per ettaro è stabile. Aumentano il numero di foreste sotto tutela, i progetti di gestione a lungo termine di alcune zone e la certificazione volontaria. Dal 2010 al 2015, la perdita netta annuale di foresta globalmente era di meno della metà rispetto agli anni ’90. La percentuale di terreno ricoperta da foreste è diminuita dal 31,6% nel 1990 al 30,8% nel 2010 e 30,6 % nel 2015.

· 15% di terreno è attualmente sotto tutela, ma tale percentuale non copre tutte le aree importanti per la biodiversità. La protezione delle aree chiave per la biodiversità è necessaria per potenziare la gestione delle risorse naturali e la conservazione della biodiversità. Dal 2000 al 2017, la copertura media mondiale delle aree chiave per la biodiversità di terra, acqua dolce e montagne è aumentata rispettivamente dal 35% al 47%, dal 32% al 43% e dal 39% al 49%.

· Al 2017, 76% delle aree montane mondiali erano ricoperte da una qualche forma di vegetazione verde, tra cui foreste, arbusti, erba e coltivazioni. La copertura verde sulle montagne registra il livello più basso in Asia centrale (31%) e il livello più alto in Oceania (98%), escludendo Australia e Nuova Zelanda.

· Dal 1998 al 2013, circa un quinto della superficie del pianeta Terra ricoperto da vegetazione registrava tendenze stabili di calo della produttività. L’America meridionale e l’Africa sono le zone maggiormente colpite. In alcuni casi, sono stati osservati livelli avanzati di degrado del suolo che stanno portando alla desertificazione nelle zone secche, soprattutto nelle praterie e nei pascoli. Il degrado del terreno e del suolo compromette la sicurezza e lo sviluppo di tutti i Paesi. Contrastare gli effetti del degrado del suolo e la desertificazione attraverso una gestione della terra sostenibile è fondamentale per migliorare la qualità della vita di più di 1 miliardo di persone attualmente in pericolo.

· La perdita di biodiversità continua a registrarsi ad un ritmo allarmante secondo l’indice Lista Rossa. Rispetto a tutte le specie analizzate, i coralli sono quella in cui il rischio di estinzione aumenta alla maggior velocità a causa della minaccia crescente dei cambiamenti climatici e del relativo impatto locale. La chitridiomicosi, un altro grave problema, sta decimando molte specie anfibie e aumentando il loro rischio di estinzione.

· Il bracconaggio e il traffico di specie selvatiche continua a vanificare gli sforzi di conservazione. I mercati illeciti di specie selvatiche sono complessi e soggetti a rapide variazioni. La domanda di una determinata specie selvatica può crescere rapidamente, prima che la comunità internazionale possa reagire. Nel 2013, l’avorio degli elefanti, il palissandro e il corno dei rinoceronti rappresentavano oltre il 60% dei sequestri totali di specie selvatiche e prodotti in legno.

· La comunità globale è impegnata a conservare la biodiversità. Due accordi internazionali hanno l’obiettivo di condividere i benefici derivanti dall’utilizzazione giusta ed equa di risorse genetiche. Fino ad aprile 2017, 144 Paesi hanno ratificato il Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura e 96 Paesi hanno ratificato il Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e condivisione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione.

· Nel 2015, l’APS bilaterale a sostegno della biodiversità ammontava a 8,8 miliardi di dollari, un aumento del 39% in termini reali rispetto al 2014.

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

15.1 Entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e nell’entroterra e dei loro servizi, in particolare le foreste, le zone umide, le montagne e le zone aride, in linea con gli obblighi sanciti dagli accordi internazionali

15.2 Entro il 2020, promuovere l’attuazione di una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, arrestare la deforestazione, promuovere il ripristino delle foreste degradate e aumentare notevolmente l’afforestazione e la riforestazione a livello globale

15.3 Entro il 2030, combattere la desertificazione, ripristinare i terreni degradati e il suolo, compresi i terreni danneggiati da desertificazione, siccità e inondazioni, e sforzarsi di ottenere un mondo senza degrado del terreno

15.4 Entro il 2030, garantire la conservazione degli ecosistemi montani, compresa la loro biodiversità, al fine di migliorare la loro capacità di offrire benefici essenziali per lo sviluppo sostenibile

15.5 Adottare misure urgenti e di ampia portata per ridurre il degrado degli habitat naturali, arrestare la perdita di biodiversità e, entro il 2020, proteggere e prevenire l’estinzione delle specie a rischio

15.6 Promuovere la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e promuovere l’accesso adeguato a tali risorse, come concordato a livello internazionale

15.7 Adottare provvedimenti urgenti per porre fine al bracconaggio e al traffico di specie protette di flora e fauna e affrontare sia la domanda che l’offerta di prodotti illegali delle specie selvatiche

15.8 Entro il 2020, adottare provvedimenti per prevenire l’introduzione e ridurre significativamente l’impatto delle specie alloctone invasive sulla terra e sugli ecosistemi d’acqua e controllare o eliminare le specie prioritarie

15.9 Entro il 2020, integrare i valori dell’ecosistema e della biodiversità nella pianificazione nazionale e locale, nei processi di sviluppo, nelle strategie di riduzione della povertà e nella contabilità

15.A Mobilitare ed aumentare sensibilmente le risorse finanziarie da tutte le fonti per conservare e utilizzare in modo sostenibile la biodiversità e gli ecosistemi

15.B Mobilitare risorse significative da tutte le fonti e a tutti i livelli per finanziare la gestione sostenibile delle foreste e fornire adeguati incentivi ai Paesi in via di sviluppo per far progredire tale gestione, anche per la conservazione e la riforestazione

15.C Intensificare il sostegno globale alla lotta al bracconaggio e al traffico di specie protette, anche aumentando la capacità delle comunità locali di beneficiare di opportunità di sostentamento sostenibili

INDICATORI

15.1.1 Aree forestali in rapporto al totale dei terreni

15.1.2 Percentuale di siti importanti per la biodiversità terrestre e delle acque dolci comprese in aree protette, per tipo di ecosistema

15.2.1 Progressi verso una gestione sostenibile delle foreste

15.3.1 Percentuale di terreni degradati rispetto al totale

15.4.1 Copertura di aree protette per siti importanti per la diversità montana

15. 4.2 Indice di copertura verde delle montagne

15.5.1 Indice Lista rossa

15.6.1 Numero di Paesi che hanno adottato quadri di riferimento legislativi, amministrativi e politici per garantire una condivisione giusta ed equa dei benefici

15.7.1 Percentuale di specie selvatiche in commercio derivanti da bracconaggio o traffici illeciti

15.8.1 Percentuale di Paesi che hanno adottato legislazioni nazionali e risorse adeguate per la prevenzione e il controllo delle specie alloctone invasive

15.9.1 Progressi verso i traguardi nazionali stabiliti secondo il Traguardo della Biodiversità Aichi n. 2 del Piano Strategico per la Biodiversità 2011-2020

15.A.1 Aiuto pubblico allo sviluppo e spesa pubblica per la conservazione e l’utilizzazione sostenibile della biodiversità e degli ecosistemi

15.B.1 Aiuto pubblico allo sviluppo e spesa pubblica per la conservazione e l’utilizzazione sostenibile della biodiversità e degli ecosistemi

15.C.1 Percentuale di specie selvatiche in commercio derivanti da bracconaggio o traffici illeciti
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SDG
14 – Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile

Inquinamento e sfruttamento eccessivo dei nostri oceani sono la causa di sempre maggiori problemi, quali una grave minaccia per la biodiversità, l’acidificazione degli oceani e l’aumento dei rifiuti di plastica. Oltre alla pesca industriale e l’utilizzo commerciale delle risorse marine, il cambiamento climatico sta mettendo gli ecosistemi marini sotto pressione sempre in aumento. Una continua crescita della popolazione mondiale sarà ancora più legata al problema delle risorse marine in futuro.

L’Obiettivo 14 mira a ridurre in modo significativo tutti i tipi di inquinamento marino, riducendo al minimo l’acidificazione degli oceani entro il 2025, affrontando in modo sostenibile la gestione e la protezione degli ecosistemi marini e costieri. Esso mira inoltre, entro il 2020, a regolamentare la raccolta in modo efficace e a bloccare la pesca eccessiva, ponendo fine alla pesca illegale e non regolamentata e le pratiche di pesca distruttive. Inoltre, obiettivo 14 tende a vietare determinati tipi di sovvenzioni alla pesca.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 14 NEL 2017

Obiettivo 14. Conservare e sfruttare in modo sostenibile oceani, mari e risorse marine per lo sviluppo sostenibile. L’impatto sempre più negativo dei cambiamenti climatici, compresa l’acidificazione degli oceani, la pesca eccessiva e l’inquinamento marino stanno mettendo in pericolo i recenti traguardi raggiunti nella protezione di alcune porzioni di oceano in tutto il mondo.

· Le tendenze globali registrano un deterioramento progressivo delle acque costiere a causa dell’inquinamento e dell’eutrofizzazione (presenza eccessiva di nutrimento nell’acqua, solitamente provocata dal rilascio di sostanze nel terreno, che causa la crescita di vegetazione fitta e la morte della vita animale a causa della mancanza di ossigeno). Sui 63 ecosistemi marini di grandi dimensioni valutati nell’ambito del Programma di valutazione delle acque transfrontaliere, il 16% degli ecosistemi sono a rischio di eutrofizzazione costiera “elevato” o “elevatissimo”. Tali zone si trovano soprattutto in Europa occidentale, in Asia meridionale e orientale e nel Golfo del Messico.

· L’acidificazione degli oceani è strettamente legata alle variazioni della chimica carbonica delle acque, che può provocare un indebolimento significativo dei gusci e dello scheletro di molte specie marine (come la barriera corallina e i molluschi dotati di guscio).

· Le ricerche sull’acidità marina in oceano aperto e nelle zone costiere in tutto il mondo hanno indicato che gli attuali livelli sono spesso fuori dai limiti preindustriali.

· La pesca eccessiva riduce la produzione di cibo, compromette il funzionamento degli ecosistemi e riduce la biodiversità. La percentuale di stock ittico compreso nei livelli di sostenibilità biologica è diminuito dal 90% nel 1974 al 68,6% nel 2013. Tuttavia la tendenza è rallentata e dal 2008 al 2013 sembra essersi arrestata.

· La piccola pesca deve affrontare numerose sfide. Per questa ragione, il 70% circa dei rispondenti a un sondaggio che rappresentava 92 Paesi dell’Unione Europea ha dichiarato di aver introdotto o sviluppato regolamenti, politiche, legislazioni, piani o strategie riguardanti in maniera specifica la piccola pesca

· Quando sono gestite e protette in maniera efficace, le aree marine protette sono meccanismi importanti per tutelare la vita dell’oceano. Nel 2017, le aree protette rappresentavano 13,2% nell’ambiente marino sotto giurisdizione nazionale fino a 200 miglia nautiche dalla costa, 0,25 % dell’ambiente marino al di fuori della giurisdizione nazionale e 5,3% dell’area totale degli oceani a livello globale.

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in misura consistente l’inquinamento marino di tutti i tipi, in particolare quello provocato dalle attività sul terreno, compresi l’inquinamento causato dai detriti in mare e dai nutrienti

14.2 Entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi rafforzando la resilienza e adottando misure di ripristino al fine di avere oceani sani e produttivi

14.3 Ridurre al minimo e fronteggiare l’impatto dell’acidificazione degli oceani, anche attraverso una maggiore cooperazione scientifica a tutti i livelli

14.4 Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, illegale, non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca dannose e adottare piani di gestione dotati di base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più breve tempo possibile, portandoli quantomeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile secondo le loro caratteristiche biologiche

14.5 Entro il 2020, proteggere almeno il 10 per cento delle zone costiere e marine, in conformità con il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili

14.6 Entro il 2020, vietare le forme di sovvenzione alla pesca che contribuiscono all’eccesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che favoriscono la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e evitare di introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, riconoscendo che i Paesi in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati dovrebbero godere di un trattamento speciale e differenziato adeguato ed efficace, come previsto dai negoziati sui sussidi alla pesca dell’Organizzazione mondiale del commercio

14.7 Entro il 2030, aumentare i bonus economici per l’uso sostenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati, anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo

14.A Aumentare le conoscenze scientifiche, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento tecnologico marina, tenendo conto dei criteri e delle linee guida della Commissione oceanografica intergovernativa sul trasferimento di tecnologia marina, al fine di migliorare la salute degli oceani e rafforzare il contributo della biodiversità marina per lo sviluppo dei Paesi in via di sviluppo, in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i Paesi meno sviluppati

14.B Assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’accesso alle risorse e ai mercati ittici

14.C Migliorare la conservazione e lo sfruttamento sostenibile degli oceani e delle loro risorse tramite l’applicazione del diritto internazionale, che si riflette nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, che fornisce il quadro giuridico per lo sfruttamento e la conservazione sostenibile degli oceani e delle relative risorse, come ricordato al paragrafo 158 della dichiarazione “Il futuro che vogliamo”

INDICATORI

14.1.1 Indice di eutrofizzazione costiera e di densità di detriti galleggianti in plastica

14.2.1 Percentuali di zone economiche esclusive nazionali gestite utilizzando approcci basati sull’ecosistema

14.3.1 Acidità marina media (pH) misurata in siti stabiliti con stazioni di campionatura rappresentativa

14.4.1 Percentuale di stock ittico entro i livelli di sostenibilità biologica

14.5.1 Copertura di aree protette in rapporto alle aree marine

14.6.1 Progresso per Paese rispetto a livello di attuazione di strumenti internazionali con l’obiettivo di fronteggiare la pesca illegale, non dichiarata e non regolata

14.7.1 Pesca sostenibile in percentuale di PIL nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo, nei Paesi meno sviluppati e in tutti i Paesi

14.A.1 Percentuale di risorse finanziarie per la ricerca totali stanziate per studi nell’ambito della tecnologia marina

14.B.1 Progresso per Paese rispetto al livello di applicazione di un quadro legislativo/ regolamentare/politico/istituzionale che riconosca e protegga diritti di accesso per la piccola pesca

14.C.1 Numero di Paesi che, attraverso un quadro legislativo di riferimento, politico e istituzionale, stanno facendo progressi nella ratifica, accettazione e attuazione di strumenti relativi agli oceani, in applicazione della legislazione internazionale, che si riflette nella Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile degli oceani e delle relative risorse
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SDG
13 – Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere i cambiamenti climatici

Il cambiamento climatico è una sfida chiave in materia di sviluppo sostenibile. Il riscaldamento del clima terrestre sta provocando cambiamenti nel sistema climatico globale che minacciano la sopravvivenza di ampie fasce di popolazione nei paesi meno sviluppati, mentre le infrastrutture e alcuni settori economici sono vulnerabili ai rischi dei cambiamenti climatici, in particolare, nelle regioni sviluppate. Inoltre, i cambiamenti nei cicli delle precipitazione e di temperatura stanno colpendo anche ecosistemi come le foreste, i terreni agricoli, le regioni di montagna e degli oceani, così come le piante, gli animali e le persone che vi abitano. L’anidride carbonica globale (CO2) è aumentata di oltre il 50% tra il 1990 e il 2012.

L’Obiettivo 13 invita i paesi a dotarsi di misure di protezione del clima nelle loro politiche nazionali e a prestarsi reciproca assistenza per rispondere alle sfide quando necessario. Essa riconosce che la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/cambiamenti-climatici/convenzione-quadro-sui-cambiamenti-climatici-e-protocollo-di-kyoto) è il forum intergovernativo internazionale principale per negoziare la risposta globale ai cambiamenti climatici. Integrando questo dialogo, L’obiettivo 13 è favorevole al rafforzamento della resilienza alle calamità naturali legate al clima e riafferma l’impegno assunto dai paesi sviluppati a mobilitare ogni anno 100 miliardi di dollari congiuntamente da tutte le fonti, entro il 2020, per aiutare i paesi in via di sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 13 NEL 2017

Il riscaldamento del pianeta è proseguito nel 2016, stabilendo un nuovo record di circa 1,1 gradi centigradi al di sopra del periodo preindustriale, secondo la Dichiarazione sullo stato del clima globale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) nel 2016. La siccità ha predominato in gran parte del globo, aggravata dal fenomeno del Niño. Nella sua Dichiarazione, l’OMM ha anche affermato che nel 2016 le dimensioni del ghiaccio marino globale sono crollate a 4,14 milioni di km2, il secondo record negativo di sempre. Inoltre, nello stesso anno, i livelli di anidride carbonica atmosferica hanno raggiunto un record di 400 parti per milioni. Al fine di mitigare i cambiamenti climatici e il loro impatto, occorre proseguire il percorso tracciato dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, entrato in vigore il 4 novembre 2016. Occorreranno sforzi maggiori per costruire la resilienza e limitare i rischi legati al clima e alle catastrofi naturali.

· I firmatari dell’Accordo di Parigi dovranno preparare, comunicare e onorare contributi successivi fissati su base nazionale. Tali contributi costituiscono la risposta ufficiale dei Paesi ai cambiamenti climatici e la loro azione per far fronte ai cambiamenti climatici globali. Al 20 aprile 2017, l’Accordo di Parigi è stato ratificato da 143 Paesi. Di essi, 137 firmatari (136 Paesi e la Commissione europea) hanno comunicato alla segreteria della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici i contributi fissati su base nazionale.

· Al 20 aprile 2017, 7 Paesi in via di sviluppo hanno completato e presentato con successo la prima fase del loro piano di adattamento nazionale, in risposta al cambiamento climatico.

· I Paesi sviluppati si sono impegnati a erogare un totale di 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per affrontare le necessità legate al clima dei Paesi in via di sviluppo e a continuare lo stesso livello di sostegno fino al 2025. Con i primi stanziamenti a favore del Fondo verde per il clima sono stati raccolti 10,3 miliardi di dollari e ai Paesi sviluppati firmatari viene suggerito caldamente di aumentare il loro sostegno finanziario.

· Il numero di decessi attribuiti a catastrofi naturali continua ad aumentare, nonostante i progressi nell’attuazione di strategie per la riduzione del rischio di catastrofi. Dal 1990 al 2015, oltre 1,6 milioni di persone sono morte durante catastrofi naturali verificatesi a livello mondiale.

· Molti Paesi hanno iniziato ad adottare strategie nazionali e locali per la riduzione del rischio di catastrofi. Nel 2014-2015 la maggior parte dei Paesi con dati ha indicato che le valutazioni di impatto ambientale, le leggi sulle aree protette, i progetti e programmi di adattamento ai cambiamenti climatici e la pianificazione integrata hanno svolto un ruolo fondamentale nella riduzione dei fattori di rischio

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

13.1 Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e alle catastrofi naturali in tutti i Paesi

13.2 Integrare misure di contrasto ai cambiamenti climatici nelle politiche, nelle strategie e nei piani nazionali

13.3 Migliorare l’educazione, la sensibilizzazione e la capacità umana e istituzionale per fronteggiare i cambiamenti climatici attraverso mitigazione, adattamento, riduzione dell’impatto e segnalazione tempestiva

13.A Onorare l’impegno assunto nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per raggiungere l’obiettivo di mobilitare complessivamente da tutte le fonti 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per soddisfare le necessità dei Paesi in via di sviluppo relativamente ad azioni rilevanti di mitigazione, attuazione trasparente e piena operatività del Fondo verde per il clima attraverso la sua capitalizzazione nel più breve tempo possibile

13.B Promuovere meccanismi per aumentare la capacità di pianificazione e gestione efficaci in relazione ai cambiamenti climatici nei Paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo concentrandosi, tra l’altro, sulle donne, i giovani e le comunità locali ed emarginate * Riconoscendo che la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è il principale forum intergovernativo internazionale per negoziare la risposta globale ai cambiamenti climatici

INDICATORI

13.1.1 Numero di Paesi con strategie nazionali e locali per la riduzione del rischio di catastrofi

13.1.2 Numero di morti, persone scomparse e colpite da catastrofi ogni 100.000 abitanti

13.2.1 Numero di Paesi che hanno comunicato la sottoscrizione o attuazione di una politica//strategia/piano integrati volti a potenziare la loro capacità di adattamento all’impatto negativo dei cambiamenti climatici, per consolidare la resilienza climatica e contenere le emissioni di gas serra in modo tale da non minacciare la produzione alimentare (comprendendo un piano di adattamento nazionale, contributi fissati su base nazionale, comunicazioni nazionali, rapporto di aggiornamento biennale e altro)

13.3.1 Numero di Paesi che hanno integrato nei programmi primari, secondari e terziari azioni di mitigazione, adattamento, riduzione dell’impatto e segnalazione tempestiva

13.3.2 Numero di Paesi che hanno comunicato il consolidamento della capacity-building istituzionale, sistemica e individuale per attuare piani di adattamento, mitigazione e trasferimento tecnologico, insieme ad azioni di sviluppo

13.A.1 Fondi in dollari erogati ogni anno a partire dal 2020 relativi all’impegno dei 100 miliardi di dollari

13.B.1 Numero di Paesi meno sviluppati e piccoli Stati insulari in via di sviluppo che hanno ricevuto sostegno specializzato e ammontare del sostegno, compreso quello finanziario, tecnologico e di capacity building per meccanismi volti ad aumentare le capacità di pianificazione e gestione efficaci in risposta ai cambiamenti climatici, con un’attenzione particolare riservata a donne, giovani e comunità locali ed emarginate
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SDG
12 – Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

La popolazione mondiale attualmente consuma più risorse rispetto a quelle che gli ecosistemi siano in grado di fornire. Per lo sviluppo sociale ed economico che rientri nella capacità di carico degli ecosistemi, sono necessari cambiamenti fondamentali nel modo in cui le società producono e consumano.

L’Obiettivo 12 in ‘attuazione del quadro decennale dei programmi su modelli di consumo e di produzione sostenibili (http://www.unep.org/10yfp/), mira alla gestione ecologica dei prodotti chimici e di tutti i rifiuti, nonché a una sostanziale riduzione della produzione di rifiuti attraverso misure quali il riciclaggio. L’Obiettivo 12 ha anche lo scopo di dimezzare lo spreco alimentare, incoraggiare le imprese ad adottare pratiche sostenibili e promuovere politiche in materia di appalti pubblici sostenibili.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 12 NEL 2017

Per raggiungere l’obiettivo 12 è necessario un quadro di riferimento nazionale solido per il consumo e la produzione sostenibili che sia integrato con i programmi settoriali e nazionali, con le pratiche commerciali sostenibili e il comportamento dei consumatori, nel rispetto delle norme internazionali relative alla gestione di sostanze chimiche e rifiuti pericolosi

· Scindere la crescita economica dallo sfruttamento delle risorse naturali è fondamentale per lo sviluppo sostenibile. Le cifre globali, tuttavia, registrano tendenze negative: il consumo di materiali nazionali (la quantità totale di risorse naturali utilizzate nei processi economici) è cresciuto da 1,2 kg a 1,3 kg per unità di PIL dal 2000 al 2010. Nello stesso periodo il consumo di materiale nazionale totale è aumentato da 48,7 miliardi di tonnellate a 71,0 miliardi di tonnellate. L’incremento è dovuto in parte a un maggior sfruttamento delle risorse naturali a livello mondiale, in particolare in Asia orientale.

· I Paesi continuano a far fronte alle sfide legate all’inquinamento di aria, suolo e acqua e all’esposizione a sostanze chimiche tossiche in conformità con gli accordi ambientali multilaterali. Quasi tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite sono firmatari di almeno una di queste convenzioni. Secondo gli impegni sottoscritti nelle convenzioni, i Paesi sono tenuti a presentare regolarmente dati e informazioni su rifiuti pericolosi, materiali inquinanti organici persistenti e sostanze che danneggiano l’ozono. Tuttavia, dal 2010 al 2014, hanno fornito i dati e le informazioni richieste solo il 57% dei firmatari della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiutipericolosi e sulla loro eliminazione , il 71% dei firmatari alla Convenzione di Rotterdam sulla procedura di consenso preventivo informato per taluni prodotti chimici e pesticidi pericolosi nel commercio internazionale e il 51% dei firmatari della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti. Al Protocollo di Montreal sulle sostanze che danneggiano lo strato di ozono sono state presentate le informazioni di tutti i firmatari.

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

12.1 Attuare il quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibili, con la collaborazione di tutti i Paesi e sotto la guida dei Paesi sviluppati, in considerazione dello sviluppo e delle capacità dei Paesi in via di sviluppo

12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali

12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e presso i consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e distribuzione, comprese le perdite post-raccolto

12.4 Entro il 2020, raggiungere la gestione ecocompatibile delle sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzarne l’impatto negativo sulla salute umana e l’ambiente

12.5 Entro il 2030, ridurre in modo significativo la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo

12.6 Incoraggiare le imprese, soprattutto le aziende di grandi dimensioni e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e ad integrare nelle loro relazioni periodiche i dati sulla sostenibilità

12.7 Promuovere in materia di appalti pubblici pratiche sostenibili, in base alle politiche e alle priorità nazionali

12.8 Entro il 2030, fare in modo che in tutto il mondo le persone abbiano accesso a informazioni adeguate e che siano sensibilizzate sulle questioni relative a sviluppo sostenibile e stili di vita in armonia con la natura

12.A Sostenere i Paesi in via di sviluppo a rafforzare la loro capacità scientifica e tecnologica in modo da passare a modelli di consumo e di produzione più sostenibili

12.B Sviluppare e adottare strumenti per monitorare l’impatto dello sviluppo sostenibile per il turismo sostenibile che crea posti di lavoro e promuove la cultura e i prodotti locali

12.C Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili inefficienti che favoriscono lo spreco eliminando le distorsioni del mercato, in base alle condizioni nazionali, anche attraverso la ristrutturazione fiscale e la graduale eliminazione di sovvenzioni dannose, ove esistenti, in modo da riflettere il loro impatto ambientale, tenendo in dovuta considerazione le esigenze specifiche e le condizioni dei Paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo, in un modo tale da proteggere le comunità povere e danneggiate

INDICATORI

12.1.1 Numero di Paesi com piani di azione nazionali di consumo e produzione sostenibili (SCP) o con SCP definiti priorità o traguardo nelle politiche nazionali

12.2.1 Impronta sui materiali, impronta sui materiali pro capite e impronta sui materiali per PIL

12.2.2 Consumo nazionale di materiale, consumo nazionale di materiale pro capite e consumo nazionale di materiale per PIL

12.3.1 Indice di perdita di cibo globale

12.4.1 Numero di firmatari di accordi ambientali multilaterali internazionali sui rifiuti pericolosi e altre sostanze chimiche che rispettano loro impegni e obblighi nella trasmissione di informazioni come previsto da ciascun accordo

12.4.2 Rifiuti pericolosi prodotti pro capite e percentuale di rifiuti pericolosi trattati, per tipo di trattamento

12.5.1 Percentuale nazionale di riciclaggio, tonnellate di materiale riciclato

12.6.1 Numero di aziende che pubblicano relazioni periodiche sulla sostenibilità

12.7.1 Numero di Paesi che attuano politiche e piani di azione sulla sostenibilità degli appalti pubblici

12.8.1 Misura in cui (i) l’educazione alla cittadinanza globale e (ii) l’educazione allo sviluppo sostenibile (compresa l’educazione sui cambiamenti climatici) viene gestita a livello centrale attraverso (a) politiche di educazione nazionali, (b) programmi, (c) formazione degli insegnanti e (d) valutazione degli studenti

12.A.1 Quota di aiuti destinati ai Paesi in via di sviluppo per la ricerca e lo sviluppo per il consumo e la produzione sostenibili e per le tecnologie ecocompatibili

12.B.1 Numero di strategie per il turismo sostenibile o le politiche e i piani di azione attuati con strumenti di valutazione e monitoraggio concordati

12.C.1 Quota di sussidi per combustibili fossili per unità di PIL (produzione e consumo) e in rapporto con la spesa nazionale totale per combustibili fossili
0

SDG
11 – Rendere la città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

L’urbanizzazione globale è uno degli sviluppi più significativi del 21 ° secolo. Più della metà della popolazione mondiale vive in città, una percentuale che si prevede di aumentare al 70% entro il 2050. Sono le città a guidare le economie locali e nazionali, come centri di prosperità dove si concentra oltre l’80% delle attività economiche globali. L’Urbanizzazione pone anche grandi sfide. Le città hanno un enorme impatto ambientale. Occupano solo il tre per cento della superficie del mondo, ma sono responsabili per tre quarti del consumo di risorse globale e il 75% delle emissioni globali.

L’obiettivo 11 mira a ridurre gli effetti negativi dell’impatto ambientale delle città, in particolare in termini di qualità dell’aria e gestione dei rifiuti. Essa richiede forme più inclusive e sostenibili di urbanizzazione, basate in particolare su un approccio partecipativo, integrato e sostenibile alla pianificazione urbana. Inoltre, esso mira a garantire l’accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri e inclusivi, soprattutto per le donne e i bambini, gli anziani e le persone con disabilità, e di fornire l’accesso ai sistemi di trasporto sicuri e convenienti.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 11 NEL 2017

Negli ultimi anni, il mondo ha registrato una crescita urbana senza precedenti. Nel 2015, quasi 4 miliardi di persone, ossia il 54% della popolazione mondiale, vivevano in città e il numero è destinato ad aumentare fino a circa 5 miliardi di persone entro il 2030. Questa rapida urbanizzazione ha creato sfide enormi, tra cui l’aumento del numero di persone residenti in bidonville, l’aumento dell’inquinamento atmosferico, infrastrutture e servizi di base inadeguati, l’estensione urbana incontrollata, fattori che contribuiscono a rendere le città più vulnerabili a catastrofi. Occorre una migliore pianificazione e gestione urbanistica per rendere gli spazi urbani del mondo più inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili. A maggio 2017, 149 paesi stavano sviluppando politiche urbanistiche a livello nazionale.

· La percentuale di popolazione urbana residente in bidonville nei Paesi in via di sviluppo è diminuita, passando dal 39% nel 2000 al 30% nel 2014. Nonostante alcuni progressi, il numero assoluto di persone che vivono in zone urbane residenti nelle bidonville è continuato a crescere, in parte a causa dell’accelerazione dell’urbanizzazione, della crescita demografica e della mancanza di politiche abitative e territoriali adeguate. Nel 2014, si stima che 880 milioni di residenti in zone urbane vivevano in bidonville, rispetto ai 792 milioni di residenti in zone urbane nel 2000.

· Poiché aumentano sempre di più le persone che si trasferiscono nelle aree urbane, le città tendono tendono ad ampliare i loro confini geografici inglobando nuovi abitanti. Dal 2000 al 2015, in tutte le regioni del mondo, l’allargamento del territorio urbano ha superato la velocità di crescita delle popolazioni urbane. Di conseguenza le città stanno diventando meno dense nella loro crescita, con estensioni urbane incontrollate che mettono in pericolo modelli di sviluppo urbanistico più sostenibili.

· La gestione e smaltimento sicuro dei rifiuti solidi rappresenta uno dei servizi ambientali urbani più importante. La mancata raccolta di rifiuti solidi ostruisce le fognature, causa inondazioni e potrebbe causare la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua. Sulla base dei dati relativi a città in 101 Paesi dal 2009 al 2013, il 65% delle popolazioni urbane erano servite dal servizio di raccolta di rifiuti a livello municipale.

· L’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio di grande rilevanza per la salute ambientale. Nel 2014, 9 persone su 10 che vivono nelle città hanno respirato aria non conforme ai parametri di sicurezza imposti dall’OMS.

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

11.1 Entro il 2030, garantire a tutti un alloggio e servizi di base adeguati, sicuri e a prezzi accessibili e ammodernare le bidonville

11.2 Entro il 2030, garantire a tutti sistemi di trasporto sicuri, sostenibili e a prezzi accessibili, migliorare la sicurezza stradale, in particolare ampliando i mezzi pubblici, con particolare attenzione alle esigenze di chi è in situazioni vulnerabili, alle donne, ai bambini, alle persone con disabilità e agli anziani

11.3 Entro il 2030, aumentare l’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificazione e gestione partecipata e integrata degli insediamenti umani in tutti i Paesi

11.4 Consolidare gli impegni per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del pianeta

11.5 Entro il 2030, ridurre in modo significativo il numero dei morti, delle persone colpite e l’ammontare delle perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale causate da catastrofi, tra cui quelle provocate dall’acqua, con una particolare attenzione alla protezione dei poveri e delle persone in situazioni di vulnerabilità

11.6 Entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale negativo pro capite delle città, in particolare riguardo alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti

11.7 Entro il 2030, fornire l’accesso universale a spazi verdi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per le donne e i bambini, gli anziani e le persone con disabilità

11.A Sostenere rapporti economici, sociali e ambientali positivi tra le zone urbane, periurbane e rurali, potenziando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale

11.B Entro il 2020, aumentare notevolmente il numero delle città e degli insediamenti umani che hanno adottato e attuato politiche e piani integrati a favore dell’inclusione, l’efficienza delle risorse, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la resilienza alle catastrofi, e sviluppare e adottare, in linea con il Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi 2015-2030, una gestione olistica del rischio di catastrofi a tutti i livelli

11.C Sostenere i Paesi meno sviluppati, anche attraverso l’assistenza tecnica e finanziaria, nella costruzione di edifici sostenibili e resilienti utilizzando materiali locali

INDICATORI

11.1.1 Percentuale di popolazione urbana residente in bidonville, Insediamenti informali o alloggi inadeguati

11.2.1 Percentuale di popolazione con un accesso adeguato al trasporto pubblico, per sesso, età e persone con disabilità

11.3.1 Percentuale di consumo del suolo rispetto al tasso di crescita della popolazione

11.3.2 Percentuale di città con una partecipazione diretta alla società civile nella pianificazione e gestione urbanistica su base regolare e democratica

11.4.1 Spesa totale (pubblica e privata) pro capite per la tutela, protezione e conservazione di tutto il patrimonio culturale e naturale, per tipo di patrimonio (culturale, naturale, misto e designazioni del Centro del patrimonio mondiale), livello di governo (nazionale, regionale e locale/municipale), tipo di spesa (spese operative/investimenti) e tipo di fondo privato (donazioni in natura, settore privato non profit e sponsorizzazione)

11.5.1 Numero di morti, persone scomparse e toccate da catastrofi ogni 100.000 abitanti

11.5.2 Perdite dirette in rapporto al PIL globale provocate da catastrofi, compresi i danni a infrastrutture cruciali e l’interruzione dei servizi essenziali

11.6.1 Percentuale di rifiuti solidi urbani raccolti regolarmente e con smaltimento finale adeguato rispetto alla quantità totale di rifiuti solidi urbani prodotti, per città

11.6.2 Livelli medi annuali di particolato (ad esempio PM 2.5 e PM 10) nelle città (in rapporto alla popolazione)

11.7.1 Percentuale media dell’area edificata delle città dotata di spazi aperti accessibili a tutti, per sesso, età e persone con disabilità

11.7.2 Percentuale di persone vittime di molestie fisiche o sessuali, per sesso, età, disabilità e luogo in cui è avvenuto nei 12 mesi precedenti

11.A.1 Percentuale di popolazione che vive in città che adottano i piani di sviluppo urbanistico e regionale tenendo in considerazione le proiezioni demografiche e il fabbisogno di risorse, per dimensione della città

11.B.1 Percentuale di governi locali che hanno adottato strategie di riduzione del rischio di catastrofi in linea con il Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi 2015-2030

11.B.2 Numero di paesi con strategie di riduzione del rischio di catastrofi a livello nazionale e locale

11.C.1 Percentuale di sostegno finanziario ai Paesi meno sviluppati erogato per la costruzione e la ristrutturazione di edifici sostenibili, resilienti e efficienti utilizzando materiali locali
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SDG
10 – Ridurre le disuguaglianze

Le disuguaglianze a livello globale sono enormi e presentano uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile e alla lotta contro la povertà. La disuguaglianza all’interno di molti paesi è in aumento negli ultimi anni. Le disuguaglianze limitano le opportunità di partecipare alla vita dei gruppi sociali e di dare un contributo significativo alla vita sociale, culturale, politica ed economica. Pertanto, l’obiettivo 10 si concentra sulla riduzione delle disuguaglianze all’interno dei paesi e tra i paesi. In concreto, l’obiettivo 10 mira alla crescita del reddito delle classi più povere per il raggiungimento di responsabilizzazione e di inclusione sociale, economica e politica per tutti entro il 2030.

L’Obiettivo 10 mira a garantire le pari opportunità attraverso l’eliminazione delle leggi discriminatorie, le politiche e le pratiche, facilitando una più regolarizzata e sicura migrazione umana attraverso l’attuazione di adeguate politiche di migrazione. L’obiettivo prevede anche una maggiore rappresentanza e una maggiore voce dei paesi in via di sviluppo nel processo decisionale all’interno delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali.

PROGRESSO VERSO L’OBIETTIVO 10 NEL 2017

Il progresso verso la riduzione delle disuguaglianze all’interno e fra i Paesi è stato eterogeneo.

· Le voci dei Paesi in via di sviluppo devono ancora essere rafforzate all’interno dei forum decisionali di istituzioni internazionali economiche e finanziarie. Inoltre, sebbene le rimesse possano essere un’ancora di salvezza per le famiglie e le comunità dei lavoratori migranti internazionali nei loro Paesi di origine, il costo elevato del trasferimento di denaro continua a ridurre tali benefici.

· Dal 2008 al 2013, i redditi o i consumi pro capite del 40% più povero della popolazione sono migliorati più rapidamente rispetto alla media nazionale in 49 degli 83 Paesi (ossia tre quarti della popolazione mondiale) con dati.

· Nel 2016, il Fondo monetario internazionale, attraverso la sua recente riforma delle quote, ha aumentato i voti a disposizione dei Paesi in via di sviluppo (definiti come Paesi situati nelle regioni in via di sviluppo, secondo la classificazione M49) al 37%, in aumento rispetto al 33% nel 2010. Tale incremento è ancora lontano dal 74% che rappresentano in base al numero dei loro membri. Mentre le riforme del 2010 della Banca Mondiale sono ancora in fase di introduzione, tale sforzo non ha ancora modificato l’attuale quota del 38% di voti a disposizione dei Paesi in via di sviluppo dal 2000 all’interno della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo.

· Il trattamento senza dazi e le condizioni di accesso favorevoli per le esportazioni dai Paesi meno sviluppati e in via di sviluppo sono stati potenziati. Dal 2005 al 2015, la percentuale di linee tariffarie con trattamenti senza dazi per prodotti di Paesi in via di sviluppo è aumentata globalmente dal 41% al 50%. Per prodotti di Paesi meno sviluppati, la percentuale è aumentata dal 49% al 65%.

· I Paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo continuano ad aver bisogno di ulteriori aiuti per garantire che possano trarre beneficio dello sviluppo sostenibile. Nel 2015, i fondi totali diretti ai Paesi meno sviluppati e ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo ammontavano rispettivamente a 48 miliardi di dollari e 6 miliardi di dollari rispettivamente. Il traguardo dello 0,15% di reddito nazionale lordo (RNL) per l’APS verso i Paesi meno sviluppati è stato raggiunto da otto Paesi donatori.

· I benefici delle rimesse provenienti da lavoratori migranti internazionali sono ridotti dal costo generalmente elevato delle transazioni. In media, gli uffici postali e gli operatori di money transfer impongono una commissione superiore al 6% della cifra trasferita, mentre le banche commerciali la commissione è dell’11%. In entrambi i casi la commissione è molto al di sopra del traguardo del 3%. Tecnologie nuove e migliorate, come le carte prepagate e gli operatori su rete mobile, riducono le commissioni per l’invio di denaro a casa (tra il 2 e il 4%), ma non sono ancora diffusi in modo capillare o non sono utilizzati in molti corridoi di rimesse.

Fonte: Rapporto del Segretario Generale “Progresso verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” E/2017/66

TRAGUARDI & INDICATORI

Il quadro globale per gli indicatori è stato sviluppato dal Gruppo inter-agenzie di esperti sugli indicatori per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (IAEG-SDGs) ed è stato stabilito in quanto punto di partenza pratico durante la 47° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2016. Il rapporto della Commissione, che includeva il quadro globale per gli indicatori è stato poi analizzato dall’ECOSOC durante la sua 70° sessione tenutasi a giugno 2016. Maggiori informazioni.

TRAGUARDI

10.1 Entro il 2030, raggiungere progressivamente e sostenere la crescita del reddito del 40% più povero della popolazione ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale

10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro

10.3 Garantire a tutti pari opportunità e ridurre le disuguaglianze di risultato, anche attraverso l’eliminazione di leggi, politiche e pratiche discriminatorie, e la promozione di leggi, politiche e azioni adeguate per questo obiettivo

10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, e politiche salariali e di protezione sociale, e raggiungere progressivamente una maggiore uguaglianza

10.5 Migliorare la regolamentazione e il controllo dei mercati e delle istituzioni finanziarie globali e rafforzarne l’applicazione

10.6 Garantire una rappresentanza e un peso maggiori per i Paesi in via di sviluppo nel processo decisionale delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali a livello mondiale al fine di avere istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittime

10.7 Facilitare la migrazione e la mobilità delle persone ordinata, sicura, regolare e responsabile, anche attraverso l’attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite

10.A Attuare il principio del trattamento speciale e differenziato per i Paesi in via di sviluppo, in particolare per i Paesi meno sviluppati, in conformità con gli accordi dell’Organizzazione mondiale del commercio

10.B Promuovere l’aiuto pubblico allo sviluppo e i relativi fondi, compresi gli investimenti esteri diretti a favore degli Stati che ne hanno maggiore bisogno, in particolare Paesi meno sviluppati, i Paesi africani, i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i Paesi senza sbocco sul mare in via di sviluppo, in base ai loro piani e programmi nazionali

10.C Entro il 2030, ridurre a meno del 3 per cento i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi superiori al 5 per cento

INDICATORI

10.1.1 I tassi di crescita della spesa o del reddito pro capite dei nuclei familiari tra il 40% più povero della popolazione e il totale della popolazione

10.2.1 Percentuale di persone che vivono al di sotto del 50% del reddito mediano, per età, sesso e persone con disabilità

10.3.1 Percentuale di cittadini che hanno dichiarato di essersi sentiti personalmente vittime di discriminazioni o molestie nei 12 mesi precedenti, sulla base di un motivo di discriminazione vietato dalle leggi internazionali sui diritti umani

10.4.1 Percentuale di PIL derivante dal lavoro, compresi i redditi e le erogazioni per la protezione sociale

10.5.1 Indicatori di solidità finanziaria

10.6.1 Rapporto tra numero di membri e diritti di voto dei Paesi in via di sviluppo nelle organizzazioni internazionali

10.7.1 Costi di assunzione a carico del lavoratore in proporzione al reddito annuale guadagnato nel Paese di destinazione

10.7.2 Numero di paesi che hanno adottato politiche di migrazione ben gestite

10.A.1 Percentuale di linee tariffarie applicate alle importazioni provenienti da Paesi meno sviluppati e in via di sviluppo con tariffa pari a 0

10.B.1 Fondi totali per lo sviluppo, per Paese beneficiario e donatore e per tipo di fondo (ad esempio aiuto pubblico allo sviluppo, investimento diretto estero e altri)

10.C.1 Costi delle rimesse in rapporto all’ammontare trasferito
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